l'incubo preferito del boss in incognito
decisamente non è vita per Yuri
Metafora e metonimia scaturiscono dal fatto che il linguaggio è organizzato secondo due direttrici semantiche: una direzione fondata sulla selezione e sostituzione per somiglianza di certe entità linguistiche (segni, parole, sensi) ed una direttrice basata sulla loro combinazione in unità maggiormente complesse (Jakobson, 1963).
Nella metafora e nella metonimia sostituzione e combinazione avvengono a livello di sensi e non di segni o di parole: per la metafora c'è alla base un processo di selezione e sostituzione di sensi secondo l'asse della similarità; per la metonimia c'è una combinazione, giustapposizione e coordinazione di sensi secondo l'asse della contiguità.
(...) Alle due modalità della condensazione e dello spostamento, individuate da Freud nell'analisi dei sogni, corrispondono la metafora e la metonimia , che secondo Jakobson sono gli assi portanti di ogni lingua. In particolare, la metafora è la condensazione in una singola parola o immagine, mentre la metonimia, ossia il denominare una cosa con il nome di un'altra, con la quale essa è in relazione di dipendenza o di continuità, è analoga allo spostamento, cioè alla sostituzione di un'idea o immagine con altre associate ad essa.
Prendere alla lettera
Uno degli strumenti più spiazzanti e divertenti di reinterpretazione della lingua (e perciò del mondo), che fa scoccare la scintilla del paradosso, del fantastico e del nonsense è quello che un’allieva di Rodari, Ersilia Zamponi, nei suoi ormai classici Draghi locopei (anagramma di “giochi di parole”; Einaudi, 1986) definisce letteralizzazione della metafora, ossia il prendere tutto alla lettera. Lucilla Pizzoli cita, a mo’ di esempio, dalle Avventure di Cipollino, «sua altezza vide in pieno giorno tutte le stelle del firmamento, senza l’aiuto dell’astronomo di corte», in cui, commenta la studiosa, «si gioca sul significato proprio e figurato (‘provare dolore’) dell’espressione vedere le stelle» .
Commenti
Posta un commento