Un caffé con San Pietro a proposito di uno spot che manda i poeti in cielo l'ultima parola di Paolo Mauri 13 aprile 2001 In questi giorni non è difficile imbattersi in una pubblicità televisiva in cui, per burla, si promette ai poeti la salvezza sotto forma di paradiso tra le nuvole dove non si fa altro che bere un noto caffè. Per salvarsi c'è chi dice di aver scritto l'Infinito e anche T'amo pio bove. È uno scherzo, d'accordo, ma non sarebbe sbagliato dire che le poesie sono un po' anche di chi le legge e non solo di chi le ha scritte. Con le più note (che tutti subito riconoscono) succede un po' quello che accade con i monumenti celebri di cui i cittadini di questa o quella città si sentono un po' proprietari e custodi per esserci vissuti accanto. Studiare o meglio godere un'opera d'arte significa dunque condividerla. Ed è un peccato che mentre l'architettura e un po' di arte stando sotto gli occhi di tutti continuino ad essere vissu