misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-2019.
Si tratta di un doppio caso di serendipity. Scritta nel 1934 da Libero Bovio e musicata da Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente, nasconde una potente testualità dal tema prossemico, un elemento di verità che cambia di segno all'angoscia delle misure di quarantena determinate dalla pandemia.
"Cchiù luntana mme staje / Cchiù vicina te sento...": come non averci pensato prima? Non è forse un perfetto capovolgimento di fronte, ribaltamento di minus in plus degno di un Post-it, che ha condotto 3M all'invenzione di una colla debole (per non dire ciofeca, formula chimica clamorosamente sbagliata). Nella lontananza la massima prossimità. In anni a noi più vicini provvederà poi
Vivian Lamarque a siglare un intuitivo, quasi scontato, bisticcio tra distanza critica e intimità.
La notte scende
siamo lontani di cuscini
ma di anime
siamo vicini.
Saggezza minima che oggi il confinamento da rischio contagio e emergenza epidemiologica mostra con geometrica potenza: si veda l'endemico ricorso agli avvocati divorzisti. Tra gli effetti “secondari” dell’epidemia di COVID-19, nella regione dell’Hubei e nella città di Wuhan, si registra infatti un’impennata delle denunce per violenza domestica e delle richieste di separazione."Tu mm'hê miso 'int"e vvéne, / Nu veleno ch'è doce...Comme pesa 'sta croce / Ca trascino pe' te! ...". C'è pure un riferimento alla febbre ("Si mme passa 'sta freve"), individuata già dagli inizi come sintomo patognomonico del Coronavirus.
Stessa epoca, stessa tradizione canora e isotopia simile "Dicitencello vuje", composta nel 1930 da Rodolfo Falvo su testo di Enzo Fusco
E' na passione
Chiù forte 'e na catena
Ca me turmenta l'anemaE nun me fa campà.
Na lácrema lucente v'è caduta
Dicíteme nu poco, a che penzate
Cu st'uocchie doce
Vuje sola me guardate
Levámmoce 'sta maschera
Dicimmo 'a verità.
e
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