“ Dar voce, evocare, significa costituire nel campo dell’essente ciò che non vi era. La voce, in quanto appello all’essere, crea dal nulla quello che non era. La vocazione soggettiva dipende dunque dall’essere chiamato del soggetto a un suo posto per l’Altro. E’ questa la funzione essenziale di quell’Altro, primario per ogni soggetto, che chiamiamo con qualche approssimazione la madre. La madre è chi insegna a parlare, è chi chiama* ad essere un soggetto. Tale vocazione essenziale del soggetto è significata ed è rappresentata nell’assegnazione del nome, ma non coincide con essa. Il fatto di essere individuato da un nome proprio assegna al soggetto un posto nell’essente. Ma il nome proprio può solo rinviare a tele vocazione, non esprimerla. Il vero nome del soggetto non è il suo nome proprio, ma la vocazione stessa che lo ha esposto alla luce del simbolico**, è l’attesa a riempire la quale esso è stato ‘chiamato’ “.
Ettore Perrella, Il tempo etico (o la ragione freudiana), Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 1986, p.220
glosse celanesche
* il verbo "chiamare" risulta ambiguo. Significa sia rivolgersi ad un soggetto, nella dimensione dell’evocazione e dell’appello, sia dare un nome. Queste due determinazioni finiscono col coincidere. Almeno nel senso che dare un nome a qualcosa significa evocarla.
** il simbolico, secondo Jacques Lacan (e Perrella si situa nella sua scia) corrisponde al linguaggio
(cfr. l’articolazione lacaniana dei tre registri: reale, immaginario, simbolico).
Ettore Perrella, Il tempo etico (o la ragione freudiana), Biblioteca dell’Immagine, Pordenone, 1986, p.220
glosse celanesche
* il verbo "chiamare" risulta ambiguo. Significa sia rivolgersi ad un soggetto, nella dimensione dell’evocazione e dell’appello, sia dare un nome. Queste due determinazioni finiscono col coincidere. Almeno nel senso che dare un nome a qualcosa significa evocarla.
** il simbolico, secondo Jacques Lacan (e Perrella si situa nella sua scia) corrisponde al linguaggio
(cfr. l’articolazione lacaniana dei tre registri: reale, immaginario, simbolico).
il profumo dei nomi / il nome dei profumi
Sinestesie
(colori, temperature, stoffe, pelle e vestibilità)
Touch,
Hot,
Farhenheit,
Organza,
White,
Black,
Rouge,
Blu,
Le blue.
paesaggi (astrazioni, infiniti temporali, spaziale)
Farhenheit,
(|| (pi-greco),
Eternity,
Chrome,
Miracle,
Energy,
Light Blue,
Magic Garden (Laura Ashley),
Flower (Kenzo),
Presence.
crisi del soggetto
Touch,
Hot,
Farhenheit,
Organza,
White,
Black,
Rouge,
Blu,
Le blue.
paesaggi (astrazioni, infiniti temporali, spaziale)
Farhenheit,
(|| (pi-greco),
Eternity,
Chrome,
Miracle,
Energy,
Light Blue,
Magic Garden (Laura Ashley),
Flower (Kenzo),
Presence.
crisi del soggetto
(interrogativi, ambiguità, fragilità della natura umana)
Uomo?,
Kouros (Yves Saint Laurent),
Eclix,
Contradiction,
Escape,
Fragile,
Truth,
Solo
Interactive.
paradisi artificiali
Uomo?,
Kouros (Yves Saint Laurent),
Eclix,
Contradiction,
Escape,
Fragile,
Truth,
Solo
Interactive.
paradisi artificiali
(veleni e dichiarazioni di poetica)
Hashish,
Opium,
Mania,
Krazy,
Envy,
Obsession,
Eau Savage,
Desire,
Rush,
XS,
X-centric,
Hypnotic poison,
Python.
buoni sentimenti
J'adore,
That's amore,
Romance,
Declaration,
Tresor,
So pretty,
Emotion.
stili di vita
Hashish,
Opium,
Mania,
Krazy,
Envy,
Obsession,
Eau Savage,
Desire,
Rush,
XS,
X-centric,
Hypnotic poison,
Python.
buoni sentimenti
J'adore,
That's amore,
Romance,
Declaration,
Tresor,
So pretty,
Emotion.
stili di vita
(citazioni, visioni del mondo)
Paris,
Roma,
Dolce vita,
Eau savage,
Allure,
Jungle,
Hot couture,
Beyond glamour,
Theorema,
Manifesto,
Good life,
The dreamer,
Kouros,
Fragile,
Arrogance,
X-centric,
Krazy,
Romance,
Tresor,
Le male,
L'homme,
A men,
Aquaman,
Cheap and chic.
metonimici
Fluid (Iceberg)
Eau par Kenzo (Kenzo)
Eau by Alissa Ashley
Giò (Giorgio Armani)
L'eau d'Issey (Issey Miyake)
Acqua di Giò (G. Armani)
Eau de Rochas (Rochas)
L'Eau de Cheap&Chic (Moschino)
Vetiver (Guerlain)
Ô (Lancôme)
Romeo (R. Gigli)
Azzaro (Loris Azzaro)
Boss (Hugo Boss)
paranomasici/anagrammatici
Mania (Armani)
Le blue (Le Copains)
Blu (Bulgari)
Versus (Versace)
V'è (Versace)
Krazy Krizia (Krizia)
J'adore (Dior)
Coriolan (Guerlain)
acronimi
Ckbe (Calvin Klein)
Ckone (Calvin Klein)
Giò (Giorgio Armani)
D&G (Dolce e Gabbana)
toponimi
Casran (Chopard)
Mahora (Guerlain)
24, Fauborg (Hermes)
Shalimar (Guerlain)
DKNY (Donna Karan New York)
identità aziendale
Must de Cartier
Cerruti 1881 (Nino Cerruti)
Cerruti Image
Davidoff Coolwater
Gucci Rush
Burberry Touch
Cristobal Balenciaga
Krazy Krizia
Clinique Happy
Black Bulgari
Paris,
Roma,
Dolce vita,
Eau savage,
Allure,
Jungle,
Hot couture,
Beyond glamour,
Theorema,
Manifesto,
Good life,
The dreamer,
Kouros,
Fragile,
Arrogance,
X-centric,
Krazy,
Romance,
Tresor,
Le male,
L'homme,
A men,
Aquaman,
Cheap and chic.
metonimici
Fluid (Iceberg)
Eau par Kenzo (Kenzo)
Eau by Alissa Ashley
Giò (Giorgio Armani)
L'eau d'Issey (Issey Miyake)
Acqua di Giò (G. Armani)
Eau de Rochas (Rochas)
L'Eau de Cheap&Chic (Moschino)
Vetiver (Guerlain)
Ô (Lancôme)
Romeo (R. Gigli)
Azzaro (Loris Azzaro)
Boss (Hugo Boss)
paranomasici/anagrammatici
Mania (Armani)
Le blue (Le Copains)
Blu (Bulgari)
Versus (Versace)
V'è (Versace)
Krazy Krizia (Krizia)
J'adore (Dior)
Coriolan (Guerlain)
acronimi
Ckbe (Calvin Klein)
Ckone (Calvin Klein)
Giò (Giorgio Armani)
D&G (Dolce e Gabbana)
toponimi
Casran (Chopard)
Mahora (Guerlain)
24, Fauborg (Hermes)
Shalimar (Guerlain)
DKNY (Donna Karan New York)
identità aziendale
Must de Cartier
Cerruti 1881 (Nino Cerruti)
Cerruti Image
Davidoff Coolwater
Gucci Rush
Burberry Touch
Cristobal Balenciaga
Krazy Krizia
Clinique Happy
Black Bulgari
Nomina non sunt consequentia rerum
Ecco ribaltato il rapporto tra il nome e la cosa. Rivisitazione blasfema in chiave di marketing e di pubblicità delle sempre spinose questioni di filosofia di linguaggio. I nomi, le parole, sono conseguenza delle cose? O forse possiamo affermare esattamente i l contrario? E cosa vuol dire "conseguenza" in questo caso?
Ciò che con mesto tecnicismo definiamo naming non è altro che il camuffamento di una pratica emula del padreterno. Coincidendo la creazione del mondo con un atto di nominazione.
Più sobriamente o - perlomeno - con competitività trattenuta nei confronti della sfera celeste, si tratta di trovare un fondamento alla marca. E allora, come si chiamerà il prossimo agriturismo?
(con understatement che rasenta l'anonimato) il cavallo ?
(con melensa evocatività) il destriero ?
(con evocatività di segno opposto) il ronzino ?
(ambiguizzando su un genere musicale) hip-hop ?
(con disinvoltura tecnologica) farmer ?
(con sineddoche abusata) le selle ?
(con citazione vetero-comunista) lo zoccolo duro ?
(con evidente posizionamento agro-erotico) crazy horse ?
(o con umorismo tutto meridionale) 'u ciuccio ?
(da Celani a Ceriani)
"Tra gli elementi del mix, la scelta del nome rappresenta l'attività al contempo più semplice e più decisiva. Scegliendo il nome, la marca dà forma alle scelte che sono state operate sul piano morfologico con la delimitazione del concetto. Il nome deve rimandare sinteticamente ai valori della marca/del prodotto, definirne il ruolo nel racconto che essa/esso racconta (eroe, adiuvante, destinante, etc.), parlare chiaramente al destinatario ideale e renderlo partecipe dell'universo della marca (o suscitargli almeno la voglia di parteciparvi).
Il nome è il primo fattore che permette di identificare una marca/un prodotto: esso non si limita mai al codice verbale (la sua dimensione visiva definisce il logo); esso costituisce il legame che consente di risalire, a partire dai diversi soccorrimenti della marca, al concetto di posizionamento che è stato stabilito.
E' sempre tramite il nome che s'instaura la relazione "contrattuale" con il destinatario ideale, in grado di garantire la prosperità di una marca o di determinarne la fine."
Giulia Ceriani, Marketing moving: l'approccio semiotico, Franco Angeli, Milano, 2001, p.p. 30-31
(name test)
I nomi candidati vengono sottoposti al gradimento del target: in genere una rosa da 3 a 6 nomi di cui si verificano:
le associazioni spontanee
i mondi possibili costruiti
le denotazioni e le connotazioni
le azioni prefigurate
la congruenza con il mercato considerato
la congruenza con il concetto di prodotto da denominare
la competitività, la credibilità e il carattere distintivo nei confronti dei concorrenti
l'immagine di prodotto e l'immagine di marca derivate
i valori trasmessi e la coerenza con il posizionamento
Giulia Ceriani, op.cit., p.132
Ecco ribaltato il rapporto tra il nome e la cosa. Rivisitazione blasfema in chiave di marketing e di pubblicità delle sempre spinose questioni di filosofia di linguaggio. I nomi, le parole, sono conseguenza delle cose? O forse possiamo affermare esattamente i l contrario? E cosa vuol dire "conseguenza" in questo caso?
Ciò che con mesto tecnicismo definiamo naming non è altro che il camuffamento di una pratica emula del padreterno. Coincidendo la creazione del mondo con un atto di nominazione.
Più sobriamente o - perlomeno - con competitività trattenuta nei confronti della sfera celeste, si tratta di trovare un fondamento alla marca. E allora, come si chiamerà il prossimo agriturismo?
(con understatement che rasenta l'anonimato) il cavallo ?
(con melensa evocatività) il destriero ?
(con evocatività di segno opposto) il ronzino ?
(ambiguizzando su un genere musicale) hip-hop ?
(con disinvoltura tecnologica) farmer ?
(con sineddoche abusata) le selle ?
(con citazione vetero-comunista) lo zoccolo duro ?
(con evidente posizionamento agro-erotico) crazy horse ?
(o con umorismo tutto meridionale) 'u ciuccio ?
(da Celani a Ceriani)
"Tra gli elementi del mix, la scelta del nome rappresenta l'attività al contempo più semplice e più decisiva. Scegliendo il nome, la marca dà forma alle scelte che sono state operate sul piano morfologico con la delimitazione del concetto. Il nome deve rimandare sinteticamente ai valori della marca/del prodotto, definirne il ruolo nel racconto che essa/esso racconta (eroe, adiuvante, destinante, etc.), parlare chiaramente al destinatario ideale e renderlo partecipe dell'universo della marca (o suscitargli almeno la voglia di parteciparvi).
Il nome è il primo fattore che permette di identificare una marca/un prodotto: esso non si limita mai al codice verbale (la sua dimensione visiva definisce il logo); esso costituisce il legame che consente di risalire, a partire dai diversi soccorrimenti della marca, al concetto di posizionamento che è stato stabilito.
E' sempre tramite il nome che s'instaura la relazione "contrattuale" con il destinatario ideale, in grado di garantire la prosperità di una marca o di determinarne la fine."
Giulia Ceriani, Marketing moving: l'approccio semiotico, Franco Angeli, Milano, 2001, p.p. 30-31
(name test)
I nomi candidati vengono sottoposti al gradimento del target: in genere una rosa da 3 a 6 nomi di cui si verificano:
le associazioni spontanee
i mondi possibili costruiti
le denotazioni e le connotazioni
le azioni prefigurate
la congruenza con il mercato considerato
la congruenza con il concetto di prodotto da denominare
la competitività, la credibilità e il carattere distintivo nei confronti dei concorrenti
l'immagine di prodotto e l'immagine di marca derivate
i valori trasmessi e la coerenza con il posizionamento
Giulia Ceriani, op.cit., p.132
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